5 domande a proposito dell’area dell’Ex Macello di via Cornaro a Padova

Il 29 agosto 2023 venne riunita al Comune di Padova la commissione consiliare in merito al destino dell’area dell’Ex Macello. In proposito vennero pubblicati due articoli dai quotidiani il Mattino e il Gazzettino. L’articolo del Mattino riportava alcune inesattezze.  L’articolo del Gazzettino aveva una verve più liberal, accattivante. 

Riporto un estratto dal commento che feci in proposito perché tutt’ora attuale.

Nell’articolo parlava di “soldi, quelli da spendere e soprattutto quelli da guadagnare. Chi li guadagnerà? Una srl, già identificata e presente alla commissione consiliare del 29 agosto 2023, con cui il Comune stipulerà un accordo di partenariato previsto dal nuovo Codice dei Contratti. L’Assessore Colasio e i Dirigenti presenti hanno, a più riprese, detto “Emetteremo un bando per l’attribuzione dei lavori, a cui parteciperà la srl. Le Pleiadi; ma naturalmente sarà un bando aperto a tutti”. Mi domando come sia possibile che, stante questa già consolidata partnership, sarà possibile in futuro coinvolgere altri attori. A più riprese si è fatto riferimento alle due associazioni che oggi ostacolano il pieno restauro di uno degli stabili dell’area, minacciandone addirittura lo sgombero. Sono quelle stesse associazioni a cui, a differenza delle altre, tutte identificate in modo approssimativo nella CLAC, è stato concesso proprio dal Comune di restare nell’area, e con cui il Comune negli ultimi 3 anni ha anche promosso alcune iniziative. Ci si era domandati come mai questa disparità di trattamento, tra associazioni considerate fedeli, o forse buone più di altre: naturalmente mai ottenuto risposte, salvo apprendere che anche quel “matrimonio” è saltato.

Il progetto illustrato appare nebuloso per una serie di elementi:

a) il finanziamento e il ritorno di investimento. I soldi della Fondazione Cariparo ci sono davvero e sin da subito? È plausibile che in un museo della scienza come descritto vi siano circa 50.000/70.000 visitatori all’anno, in una città come Padova? Infine: è corretto che a fronte di un investimento di 2 milioni di euro dal privato, il privato possa fruire degli spazi assegnati gratuitamente? Facendo due conti, è come se il privato per 10 anni pagasse 16.600 euro/mese di affitto; e ammettendo che possa ricevere la visita di 50.000 persone anno, con un costo del biglietto “pop” a 10 euro, incasserebbe 500.000/anno. L’affitto rientrerebbe nell’investimento iniziale dei 2 milioni. Ma siamo sicuri che 500.000 euro/ anno siano sufficienti a garantire la qualità del servizio così decantata in commissione (ossia lavoratori e lavoratrici formati e giustamente pagati, strutture manutenute, innovazioni tecniche e tecnologiche ecc).? Se no, quanto costerà il biglietto per accedere a questo museo? E dunque, per quali tipologie di utenti sarebbe fruibile il museo, quelli con un reddito superiore a 50.000 euro?

b) come mai tutto il progetto di restauro e rigenerazione dell’area parte dall’area ristoro (caffetteria e ristorante)? Oggi, quando vado all’Ex Macello, la pizza, o la birra o il caffè  li prendo alla pizzeria Albatros. Che bisogno o che urgenza c’è di rendere funzionante INNANZITUTTO una caffetteria? Chi sono i soggetti che potranno prendere in gestione la caffetteria? Possibile sia, come si vocifera, una importante scuola di formazione professionale alberghiera, e se sì, perché non rendere l’eventuale caffetteria appetibile a più soggetti?

Durante tutta la commissione, nessun riferimento alla Dichiarazione di uso Civico e Collettivo presentata dal gruppo di cittadini e associazioni di cui faccio parte.
Sembra proprio che a questa Amministrazione che ha vinto le elezioni, come la precedente, per essersi presentata come dialogante su temi innovativi (come i beni comuni), dei beni comuni proprio non interessi nulla”. 

A quasi un anno di distanza, il 18 agosto 2024, il Gazzettino è riuscito in un’impresa davvero difficile: rendere ancora più rovente l’estate più calda di sempre. Apprendiamo dal Gazzettino, infatti, del grandioso progetto che questa Amministrazione Comunale ha valutato positivamente in merito all’area dell’Ex Macello di via Cornaro a Padova, a cura della Società Le Pleiadi

Anche quest’anno, la lettura dell’articolo solleva dubbi e domande

1) perché non si accenna neppure di striscio al fatto che l’area sia contornata da uno dei più importanti canali storici della città e da un lungo tratto di mura rinascimentali che termina con il Ponte delle Gradelle che, a sua volta, lo unisce col Torrione Buovo e con il complesso del Castelnuovo, luoghi chiave del percorso per la fruizione del Parco? Forse che l’Assessore Colasio e Le Pleiadi (assegnatarie in pectore dello spazio, per via diretta, a quanto pare, sebbene forse si farà un bando) non sappiano che nel frattempo da più di un decennio si sta lavorando ad un parco integrato delle Mura e delle Acque? 

2) Di che apertura alle Associazioni si parla se
(a) il territorio non è stato informato né convocato
(b) alla dichiarazione di uso civico e collettivo su TUTTA l’area che ha al centro proprio le attività educativo-culturali NON è stato dato seguito (in contraddizione col regolamento comunale)? 

3) Un’amministrazione comunale che abbia la trasparenza amministrativa tra i propri criteri guida dovrebbe smentire immediatamente quanto apparso sul giornale: non c’è stata nessuna gara, nessun avviso, nessun bando (call for ideas) sull’Ex Macello. È invece curioso come una società privata presenti un progetto su uno spazio pubblico e dica che l’Amministrazione comunale è disponibile a finanziare gran parte del progetto, così come la Cariparo. 

4) Che tipo di impresa è quella Società che decide di investire 2,5 milioni in uno spazio pubblico che legalmente e normalmente viene assegnato per un periodo inferiore ai 9 anni?

5) Sappiamo che per ristrutturare gli spazi di palazzo Cavalli (sede attuale di un polo museale scientifico molto apprezzato, il Museo della Natura e dell’Uomo) sono stati investiti 24 milioni di cui 1,7 solo per la parte tecnologica, mentre tutto il materiale in esposizione – il contenuto – era già di proprietà di Università di Padova. Ci chiediamo se valga davvero l’impresa replicare un’esperienza museale (vero è che la cultura non è mai troppa) e soprattutto ci domandiamo, e lo domandiamo anche all’Università di Padova, come sia possibile pensare ad un museo cittadino senza collaborare con una delle università più stimate in Italia e senza prendere minimamente in considerazione il lavoro educativo e culturale che in quell’area viene già svolto e che le associazioni che operano in quell’area hanno sviluppato per 50 anni. 

Annalisa Di Maso
Comunità di riferimento per l’Ex Macello

Foto: Ex Macello di Padova, di Vittoriana Tiersen

Articolo originale: https://www.laboratorioinchiesta.it/2024/08/ex-macello-padova-5-domande/

DIFENDIAMO I LUOGHI DELL’ANIMA O LE CITTÀ NON FUNZIONERANNO PIÙ L’EX MACELLO? UN GRANDE FURTO

Articolo tratto da “Il Mattino” di Padova – 21.01.2024

di Cristiano Cadoni

Esperti, docenti e amministratori a confronto sul riconoscimento degli spazi collettivi L’esempio di Terranostra a Casoria. Il filosofo Capone: «A Padova possibile il ricorso al Tar»

LE BUONE PRATICHE

Prima ancora che una delibera comunale o una legge li classifichi e li sottoponga a forme di regolamentazione, ci sono spazi o edifici pubbliche che hanno dentro una storia, un vissuto. «Luoghi dell’anima», li definisce Maria Tommasina D’Onofrio, assessora all’Urbanistica di Casoria, comune di 78 mila abitanti nell’area metropolitana di Napoli dove con una scelta tanto impopolare quanto coraggiosa l’amministrazione – dopo aver approvato a fine 2023 un regolamento dei Beni comuni – si appresta a concedere l’uso civico per Terranostra, un parco che è stato a lungo occupato e che i cittadini hanno sempre vissuto come luogo di incontro. 

Una storia simile a quella dell’ex macello di Padova e che proprio per questo è stato portato a modello ieri in occasione di un incontro su Beni comuni e usi civici, promosso dal dipartimento Icea dell’Università di Padova insieme alla Rete Beni comuni.

Il coinvolgimento dell’Università non è casuale. A Napoli la Federico II, presente ieri in collegamento video con Enrico Formato, docente di Urbanistica, è stato fondamentale nel processo di mediazione fra il Comune e la comunità di riferimento dell’area verde, che è stata sottratta prima all’abbandono e poi a possibili speculazioni con quella che lo stesso Formato ha definito «urbanistica costituzionale», un processo che parte dal riconoscimento di aree che hanno una valenza sociale ed ecologica e che fornisce ai Comuni gli strumenti per restituire alla collettività spazi da vivere in virtù di un interesse pubblico prevalente. «L’ideale», ha detto il docente, «sarebbe riuscire ad applicare lo stesso processo su tutte le aree fra città e campagna, considerate ingiustamente una riserva per l’edificazione e invece fondamentali per l’inversione dei processi di consumo di suolo».

È una bella storia di resistenza quella di Terranostra: sette anni di occupazione, una comunità che si organizza, petizioni, assemblee (più di 400) e la vittoria finale, ormai vicina. «Il termine Bene comune è abusato», ha ammesso Angelo Vozzella, uno dei portavoce della comunità di riferimento. «Ma ha senso quando sblocca energie, quando le persone se ne appropriano e in quel luogo si esprimono. Non si tratta solo di portarci il cane ma di portarci idee. Perché siano riconosciute, però, c’è bisogno di un apprendimento istituzionale, cioè che i Comuni imparino a riconoscere quello che succede in questi luoghi, i bisogni che vengono soddisfatti, nel nostro caso era lo stare insieme, potendo avere tempo libero di qualità, senza per forza spendere soldi».

Le similitudini con la storia dell’ex macello di via Cornaro sono tante, a cominciare dal fatto che «in virtù dei saperi che si accumulano lì dentro, questi diventano luoghi di produzione di politiche pubbliche», ha detto Maria Francesca De Tullio, attivista ed esperta di Beni comuni. «Siamo davanti a un nuovo assalto alla ricchezza pubblica», ha aggiunto Nicola Capone, filosofo, ricercatore ed esperto di Beni comuni, riferendosi ai tanti «spazi sottratti alle comunità e che sono una rapina, non tanto per lo spazio in sé ma perché sottraggono alle persone la possibilità di avere un luogo di espressione, che è sancito dalla Costituzione. Gli spazi pubblici non possono ridursi ai tavolini dei bar, luoghi di consumo, o alle aree carrabili. Oggi mancano spazi di incontro, di appartenenza, di democrazia e le città non respirano, non funzionano. Mancano proprio i luoghi dell’anima e dell’intimità, spazi da usare più che da possedere, proprio com’era l’ex macello di Padova. Che è stato sottratto alla collettività, sdemanializzato ed è diventato un patrimonio nella disponibilità del Comune». Che vuole recuperarlo, ma per cominciare – guarda caso – ci fa aprire un bar. «In mancanza di un atto che sancisca questo passaggio», ha sottolineato Capone, «è possibile opporsi, con un ricorso al Tar, anche perché c’è una sentenza della Cassazione che parla chiaro. E resistere facendo capire alla cittadinanza la portata del furto che c’è stato». Perché «l’uso dell’ex macello è sedimentato da quarant’anni e la pratica del suo uso doveva – produrre una regolamentazione pubblica che andasse nella direzione dell’uso civico». 

Invece non c’è stata. Anzi, il Comune, nonostante il regolamento sui Beni comuni, finora ha opposto il silenzio alla richiesta di uso civico fatta dalla comunità di riferimento.

L’Ex Macello: un monumento identitario dei padovani?

L’Ex Macello: un monumento identitario dei padovani?

Una passeggiata alla scoperta dell’area di via Cornaro 1 a Padova, simbolo di innovazione e cultura, salute pubblica e progresso civile.

23 giugno 2023, h. 18.00

Adriano Menin
speleologo (Associazione E.S.C.A. Esplorazioni Speleologiche Cavità Artificiali – PdSotterranea) e promotore del progetto Padova Sotterranea con il Comitato Mura Padova, ci guiderà alla scoperta dell’area dell’Ex Macello, ripercorrendone la storia.

L’Ex Macello di via Cornaro 1 a Padova, riconosciuto come Bene di interesse Culturale nel 2010, è uno dei siti memoriali più importanti di Padova e della sua storia.

L’epoca che vide nascere il Nuovo Macello Pubblico, all’inizio del XX secolo – unitamente a  molte altre strutture sociali d’avanguardia che innalzarono la qualità della vita nella nostra città e della sua popolazione, non fu una fase storica isolata, ma un modello «ideale» di cultura e gestione del bene pubblico, che si distingueva per innovatività e capacità di «servizio» utile a tutt3.

La «vocazione» dell’area, al servizio delle persone, pur in forme del tutto diverse da quelle originarie, si è riproposta sessant’anni più tardi attraverso l’importante opera della CLAC 

(Comunità per le Libere Attività Culturali) e del suo fondatore (Prof. Piva).

Iniziativa Ex Macello

Ex Macello di via Cornaro: i contatori che aprono la pagina web della Rete Beni Comuni segnalano ormai 500 giorni da quando è stata presentata la Dichiarazione d’uso civico e collettivo dell’area come bene comune e oltre 300 giorni di silenzio del Comune in merito alla (ripetuta) richiesta formale di coinvolgere una parte terza, di fronte al tergiversare dell’Amministrazione.
Questa “distrazione” riguarda purtroppo anche l’area interna ed esterna. E così, sabato 29 aprile pomeriggio, decine di cittadinɜ hanno condiviso zappe e zappette e si sono ritrovatɜ per sistemare almeno lo spazio verde sulla destra dell’entrata, che risulta in stato di abbandono ed invaso da rifiuti. Questi, in grande quantità, sono stati raccolti e smaltiti. Si è proceduto, quindi, a sistemare l’area sostituendo ai rifiuti piante aromatiche, senza esigenze di irrigazione troppo frequente: ne sono state messe a terra alcune decine, insieme a patate, al centro dell’orto, gentilmente offerte da El Tamiso.
È stato così creato un percorso calpestabile che delimita alcune aree tematiche di prendersi cura. La partecipazione di Cucina Brigante ha trasformato l’incontro in una piccola festa con merenda e cena condivisa. Un ottimo inizio per il quarto anno di iniziative dopo lo sgombero subito dalle associazioni a gennaio 2020. Seguiranno nuovi appuntamenti.

È PRIMAVERA anche per l’EX MACELLO

SABATO 29 APRILE, dalle 15.30, invitiamo tutte le persone interessate a incontrarci nell’“orto” dell’Ex Macello di via Cornaro, sulla destra dell’entrata (prima del ponte) per sistemare insieme l’area che ora risulta in stato di abbandono. 

È utile portare guanti, zappe/zappette, forbici e falcetti, un paio di sacchetti per la raccolta del verde e dei rifiuti, e piante aromatiche (oppure piante che non richiedano una irrigazione troppo frequente) da mettere in terra.

L’idea è quella di definire e realizzare insieme uno o più percorsi calpestabili che delimitino, tenendo conto della situazione esistente, delle aree tematiche e di verificare insieme come prendercene cura nei prossimi mesi.

Per chi ne avesse voglia e possibilità si potrebbe portare qualcosa per condividere una merenda insieme. 

Questo video https://youtu.be/zFbWBai1G9Q mostra la situazione attuale (al 28 Marzo). 

Beni comuni, l’amministrazione è ferma «Non sa come applicare il regolamento»

L’ASSEMBLEA ALL’EX MACELLO

C’è evidentemente una distanza imprevista, creata da un meccanismo inceppato, fra la teoria di un regolamento – nella fattispecie quello per il riconoscimento dei beni comuni – e la pratica. Da un anno Padova si è messa in una posizione coraggiosa di avanguardia con l’apertura al riconoscimento dell’uso condiviso di spazi e strutture pubblici. 

Ma al di là di piccoli interventi di manutenzione gratuita (due fiorire e un lavoro di pulizia), richiesti dai cittadini e autorizzati dal Comune, finora non è successo niente. L’ex macello di via Cornaro è il luogo simbolo in questo senso: la comunità di riferimento, che raggruppa le tante associazioni interessate a quel complesso, insiste per chiederne l’uso civico e ha anche presentato un progetto per farne un parco didattico. 

Ma da mesi il Comune non risponde,, così come ha lasciato cadere nel vuoto la proposta di un incontro mediato da una personalità super partes. «L’impressione è che non sappiano cosa fare», hanno detto tanti partecipanti all’assemblea che si è svolta sabato pomeriggio all’ex macello. Altri, più critici, come il portavoce di Acqua bene comune, Gianni Sbrogiò, cominciano a sospettare che l’amministrazione, attraverso quel regolamento, voglia solo «ottenere lavoro non retribuito». 

Anche per la sala Pinelli è stata richiesto il riconoscimento come Bene comune: «E anche in questo caso l’amministrazione era impreparata», ha sottolineato Fabio D’Alessando, «tant’è che l’attività nella sala è stata sospesa, prosegue solo di martedì, ma gli uffici sono in attesa di un vademecum interno su come applicare il regolamento». L’ex macello è stato a lungo al centro del confronto. 

Un po’ perché lo sgombero del gennaio 2020 brucia ancora («C’è un ricorso al Tar ma non è stato ancora discusso», ha ricordato Adriano Menin), vuoi perché lì dentro c’è un patrimonio rimasto inaccessibile («Abbiamo tantissimi libri che si stanno rovinando», ha denunciato Francesco Spagna), ma soprattutto perché nell’attesa di qualcosa che quasi sicuramente non succederà – il progetto milionario di Città della Scienza voluto dall’assessore alla Cultura Colasio – è stato sottratto alla città uno spazio dove batteva il cuore di decine di associazioni. Che però non mollano e insisteranno ancora.

Tratto da Il Mattino di Padova – 18/10/2022

(REPORT) Assemblea Rete Beni Comuni – 15.10.22

Assemblea cittadina sui Beni Comuni a Padova

Ex Macello, via Cornaro, sabato 15 settembre 2022

A distanza di cinque mesi dalla precedente assemblea, la Rete Beni Comuni ha organizzato una nuova Assemblea pubblica negli spazi dell’Ex Macello di via Cornaro. Se quella del 20 maggio aveva fatto il punto e messo in luce le ombre relative all’area dell’Ex Macello, l’incontro del 15 ottobre ha visto circa quaranta partecipanti condividere le rispettive esperienze sui beni comuni ad un anno (23 ottobre 2021) dall’approvazione del Regolamento cittadino.

Le dichiarazioni d’uso civico e collettivo

In apertura, Annalisa Di Maso ha illustrato il percorso dell’Assemblea Ex Macello che ha presentato una Dichiarazione d’uso civico e collettivo a Dicembre 2021 (secondo le norme del Regolamento Comunale), ricostruendo anche la progettualità ed il percorso delle associazioni e dei cittadini all’Ex Macello fra il 1975 e il 15 gennaio 2020 (data dello sgombero forzato della CLAC dall’Ex Macello). L’impressione ricavata dall’interlocuzione con l’Amministrazione è che non ci sia ancora chiarezza da parte dell’Amministrazione su come procedere rispetto alle dichiarazioni d’uso civico; non è stata data alcuna risposta neppure alla proposta (tramite pec) di procedere ad una progettazione condivisa con la mediazione di una parte terza. L’obiettivo rimane quello di evitare che l’area venga “privatizzata” e di mantenerla fruibile da parte di tutta la cittadinanza. 

A questo proposito, Francesco Spagna ha ricordato l’enorme patrimonio di libri (con particolare attenzione per l’ambiente e la cultura veneta) attualmente murato ed inaccessibile (a rischio degrado) nella palazzina precedentemente gestita da CLAC all’Ex Macello. Adriano Menin ha sottolineato che nel Marzo 2020 la CLAC ha inoltrato un ricorso al TAR contro lo sgombero del gennaio 2020. La risposta a tale ricorso non è stata ancora finalizzata. Inoltre, ha ricordato la proposta di Parco Didattico (con laboratorio didattico-ecologico) che la CLAC aveva presentato al Comune, in particolare nel 2013, compresa l’ “adozione del parco”, proposte su cui si è preferito non rispondere. Nonostante tutto, a settembre 2021 è stato possibile realizzare una splendida mostra con una selezione delle macchine informatiche collezionate per iniziativa di Francesco Piva e della CLAC in collaborazione con il Club UNESCO.

In merito alle politiche sui beni culturali, sono stati introdotti da Sabrina i dati dei sondaggi raccolti dalla campagna Mi Riconosci (https://www.miriconosci.it/) per il riconoscimento delle professioni in questo ambito. Ha sottolineato come la Legge Ronchei (1993) abbia introdotto il settore culturale alla possibilità di privatizzazioni e esternalizzazioni (comprese didattica e servizi), al punto che oggi di pubblico è rimasto ben poco, con un peggioramento delle condizioni dei lavoratori (pagati mediamente da 4 a 8 euro l’ora) e della logica degli appalti al ribasso.

Fra le proposte della campagna ha segnalato: i biglietti gratuiti per i residenti; i biglietti omnicomprensivi per la visita dei diversi beni.

Fabio D’Alessandro ha ripercorso l’esperienza di Officina Informatica (https://www.facebook.com/OfficinaInformaticaPD), attiva in via Pinelli, sala inclusa nella lista emanata dal Comune fra i “beni comuni” (attualmente 12). La richiesta di attivare la cura della sala come bene comune ha trovato impreparata, di fatto, l’Amministrazione. Ogni martedì le attività proseguono, nonostante il Gabinetto del Sindaco, in seguito alla richiesta, abbia comunicato di sospendere le attività in attesa della risposta del Comune. Tale risposta sembra a sua volta in attesa di un Vademecum interno del Comune su come gestire il Regolamento; ed il Vademecum sembra debba far riferimento ad un’ulteriore definizione di criteri con cui identificare i “beni comuni” (per ora annunciati, ma non comunicati). 

Ha ricordato che i patti attivati ad oggi, dopo un anno, sono solo tre: due relativi alle fioriere del cimitero ed una con Retake (per “ripulire” Padova, in particolare dagli adesivi). Inoltre, ha sottolineato come Padova stia diventando una “città senza spazi”. Ha proposto, incontrando consensi, di organizzare la prossima assemblea in via Pinelli.

Acqua bene comune

Sebastiano Rizzardi ha condiviso quanto è avvenuto di recente a San Giorgio in Bosco (6200 ab.), comune che si trova su un’importante falda acquifera, gestita da Acquavera (dal 1979), in accordo con la Regione, prima con la famiglia Pasquale e poi con Nestlé. Acquavera intende appaltare alla famiglia Quaiolo l’imbottigliamento dell’acqua (con impianto da 16.000 metri quadrati), previa concessione che coinvolge fondi cinesi e inglesi. Contestualmente, le pompe private hanno cominciato ad incontrare problemi a pompare l’acqua e la cosa ha generato un’assemblea pubblica molto partecipata. Una petizione che ha raccolto 2000 firme contro la concessione lanciata tramite Change.org nell’estate 2022 ha messo in imbarazzo l’Amministrazione che ha finito per dare parere non favorevole alla concessione.

Gianni Sbrogiò ha richiamato il no della giunta padovana alla Quarta linea dell’inceneritore: un no definito “inutile” se non viene accompagnato da altre azioni che lo rendano credibile nella conferenza dei servizi: di fatto il Comune di Padova ha lasciato i cittadini da soli a ricorrere al TAR (https://www.facebook.com/noinceneritorepadova/).

Ha quindi sottolineato l’importanza del “saper fare insieme”. Ha suggerito a tutti coloro che lottano a Padova, compreso la Rete dei Beni Comuni di dar vita ad una piattaforma con gli obiettivi che si ritengono comuni e utile da perseguire in modo collaborativo

Riguardo al Regolamento Beni Comuni, osservando i tre patti stipulati, ha rilevato che l’unica cosa che sembra emergere siano dei patti per ottenere lavoro non retribuito.

Attività in corso e prossimi passi

Lia Toller ha evidenziato come un’altra area cittadina, quella delle ex caserme Prandina, sia un bene comune (sia ambientale sia storico) e ha invitato a partecipare all’incontro del 22 ottobre sul futuro dell’area, oggi minacciata dall’uso a parcheggio. Ha dovuto constatare l’indifferenza dell’Amministrazione comunale nei confronti delle proposte, progetto e manifesto già presentati dalle associazioni e cui non è stata data risposta.

Diletta e Elisa hanno ricordato che il primo maggio 2019 lo Spazio Catai occupò una casetta dell’Ater in Arcella, che venne ribattezzata Casetta Berta, denunciando contestualmente i problemi relativi al diritto alla casa a Padova. Lo spazio venne successivamente sgomberato e, per ora, non ri-assegnato. Attualmente, pagando un affitto, Casetta Berta ha riaperto uno spazio (in e per il quartiere) in via Pierobon, con Sportello sociale, recupera di frutta e verdura al MAAP, attività di sostegno e corsi di lingua aperte a tutti coloro che vogliano partecipare e collaborare (https://www.facebook.com/BertaCasetta/). 

In chiusura, Alessio Surian (Assemblea Ex Macello) ha sottolineato l’importanza di definire obiettivi comuni ad esperienze in questo ambito in modo da dar vita ad una piattaforma, in particolare per diffondere e sostenere le esperienze di autogestione legate agli usi civici e collettivi, elemento importante (anche se per ora disatteso) del Regolamento patavino.

I partecipanti si sono quindi trasferiti nell’atrio d’entrata per ascoltare il concerto dei Combo Suonda, che ha richiamato anche numerosi passanti in via Cornaro. Il gruppo – che ha introdotto a Padova il linguaggio del “Ritmo con i segni” – era stato l’ultimo gruppo ad aver suonato nei locali sgomberati il 15 gennaio 2020 ed ha fatto riverberare con la propria musica la volontà di continuare a far “vivere” i beni comuni e gli spazi d’incontro cittadini.

ELENCO BENI COMUNI E PATTI STIPULATI (FONTE COMUNE DI PADOVA)

Visualizza a schermo intero

Passeggiata all’Ex Macello

vista aerea Ex Macello Padova

Venerdì 23 settembre, alle 17.30, in via Alvise Cornaro 1, l’Assemblea per l’Ex Macello Bene Comune ed ESCA (Esplorazioni Speleologiche Cavità Artificiali) invitano ad una “Passeggiata all’Ex Macello” in compagnia dello speleologo Adriano Menin che condurrà i partecipanti lungo un percorso di scoperta e di memoria dell’area.

Sarà anche un’occasione per fare il punto sulla mappatura online in corso dei Beni Comuni a Padova.

Lettera 30 giugno 2022 Ex Macello

Da: Assemblea di riferimento dell’Area Ex Macello

A:  Dott.ssa Fiorita Luciano, Gabinetto del Sindaco; Assessora Francesca Benciolini; Assessore Andrea Colasio; Assessore Andrea Micalizzi.

RE: Dichiarazione d’Uso Civico e Collettivo del bene comune Ex Macello

Padova 30 giugno 2022

Gentile

vi scriviamo a due mesi e mezzo dal nostro ultimo incontro (in modalità videoconferenza), il giorno martedì 12 aprile pomeriggio e a oltre sei mesi dalla presentazione da parte nostra della Dichiarazione d’Uso Civico e Collettivo del bene comune Ex Macello. 

In questi mesi abbiamo avuto modo di condividere con le Assessore Francesca Benciolini e Marta Nalin le modalità di funzionamento della nostra assemblea e le informazioni di cui disponiamo sull’area, oltre (ripetutamente) alla progettazione che abbiamo realizzato e che dà forma ad un percorso partecipato realizzato nel 2019 e rinnovato nel 2020 e nel 2022.

Ci saremmo aspettati da parte del Comune una verifica sia della Dichiarazione presentata ed un’esplicitazione dell’iter di riconoscimento del bene comune da parte della Giunta, sia delle modalità con cui dar corso alla cura e utilizzo del bene. In data 20 maggio l’Assessora Francesca Benciolini ha comunicato (in occasione di un’assemblea della Rete Beni Comuni all’Ex Macello) la disponibilità di un Vademecum che orienta il lavoro dell’amministrazione in questo ambito: ovviamente, se possibile, saremmo interessati a conoscere questo testo.

In anticipo rispetto all’incontro del 12 aprile, avevamo anche proposto di coinvolgere una parte terza che possa assicurare i requisiti di trasparenza e qualità necessari a stabilire relazioni collaborative e durature fra il Comune e la comunità di riferimento e avevamo segnalato che i requisiti più indicati per tale figura potrebbero corrispondere all’esperienza maturata da una persona come Sergio Lironi di cui sono note le conoscenze e competenze in ambito urbanistico e di processi di coinvolgimento dei diversi attori territoriali. Non avendo ricevuto alcun riscontro, rinnoviamo l’invito a verificare insieme modi e tempi con cui si potrebbe impostare un percorso in tal senso.

Rinnoviamo inoltre la richiesta di poter prendere visione degli allegati (ALLEGATO P2 DELIBERAZIONE G.C. N. 101 DEL 12/03/2021) che riguardano l’Ex Macello relativi alla DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA COMUNALE N. 2021/0101 DEL 12/03/2021 in merito.

Rinnoviamo inoltre l’auspicio di poter accedere liberamente all’area (anche oltre le ore 19.00). 

Cordiali saluti

Assemblea di riferimento dell’Area Ex Macello

Assemblea pubblica del 20 maggio 2022 – Ex Macello via Cornaro Padova

A circa due mesi dalla promozione e sottoscrizione dell’ “Appello per l’approvazione della Dichiarazione di uso civico e collettivo e il riconoscimento dell’area dell’Ex Macello in via Cornaro a Padova come bene comune”, attraverso il quale con più di 1100 firme di cittadini, raccolte in una settimana, si è richiesto all’Amministrazione patavina di riconoscere l’Uso Civico e Collettivo dell’intera area dell’Ex Macello, l’Assemblea di riferimento dell’Ex Macello ha incontrato per 3 volte le Assessore Benciolini e Nalin, con l’obiettivo di riprendere un dialogo interrottosi a seguito dello sgombero avvenuto nel gennaio del 2020. 

Nonostante le Assessore abbiano manifestato piena disponibilità al dialogo e comprensione rispetto a quanto richiesto dalla Assemblea, gli incontri non hanno consentito, come avremmo pensato, di essere individuati come punto di riferimento, insieme ad altri attori, per procedere alla co-progettazione di quanto verrà realizzato nell’area.

Esiste un progetto, cui si è fatto menzione anche nella Commissione Congiunta (Politiche Turistiche e Culturali; Politiche di controllo e garanzie; Politiche del territorio, dell’ambiente e delle infrastrutture) del 4 marzo 2022 a valere su un bando pubblico (PINQuA – Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare), di cui non è stato possibile avere le specifiche tecniche né la tempistica, eventuale, di finanziamento e realizzazione; non è invece stato preso in considerazione il progetto (non esecutivo, ma intanto di proposta delle attività possibili) che vari soggetti, sin dal 2019, avevano presentato all’Amministrazione, prima dello sgombero, con lo scopo di avviare proprio una co-progettazione, fondata sulla partecipazione di tutti i soggetti che a vario titolo avrebbero potuto mantenere l’area viva e utile per tutte le persone del quartiere e non. 

Siamo inoltre stati messi al corrente che i settori competenti (Settore Cultura, Turismo, Musei e Biblioteche) stanno lavorando per portare in Giunta una delibera finalizzata ad identificare dei criteri per la identificazione dell’Ex Macello quale Bene Comune. Anche su questo processo, l’Amministrazione ha scelto di muoversi ignorando (o quanto meno,  non ci  è stata data evidenza del contrario) sia la letteratura giuridica in merito a “come” si individua un bene comune, sia i criteri che come Assemblea abbiamo indicato nella Dichiarazione di Uso Civico depositata presso gli Uffici Competenti del Comune in data 23 dicembre 2021

Abbiamo invece condiviso con le Assessore che almeno la parte praticabile del Parco dell’Ex Macello, quello antistante la Basilica, oggi usato per lo più come parcheggio (l’assenza di parcheggio costituisce un problema non secondario per l’ambiziosa progettazione PINQuA), possa restare nella fruibilità pubblica, essendo fino a ieri quell’area utilizzata soltanto da alcuni soggetti e preclusa ai più, secondo modalità gestionali che si possono definire almeno “poco trasparenti”. Pertanto, oggi l’Ex Macello resta aperto quotidianamente dalle 9 alle 19. 

Per riprendere il filo intorno a tutti questi aspetti; per confrontarci sulle varie esperienze di gestione condivisa di un bene, o di autogestione presenti in città; per individuare una strategia condivisa su come dare valore alla modalità di “uso civico e collettivo” come modalità possibile anche nella nostra città, vi invitiamo ad un incontro pubblico che si terrà Venerdì 20 maggio prossimo dalle ore 17 alle ore 19. Confidiamo per il confronto anche nella presenza all’incontro dei candidati Sindaci e Consiglieri alle prossime elezioni amministrative, cui rivolgiamo con questa lettera invito esplicito.